Al giorno d’oggi, sempre più persone abbracciano una dieta vegetariana decidendo di non mettere più nel carrello della spesa alimenti di origine animale come carne e pesce. Dietro a questa scelta si nascondono solitamente ragioni etiche e green.
Inoltre, in chi segue questo regime, si osserva una riduzione delle concentrazioni di trigliceridi e colesterolo e si raggiunge un miglior controllo del carico glicemico post prandiale1. Di conseguenza, si verifica un minor rischio di sviluppare cardiopatia ischemica, diabete mellito di tipo 2, ipertensione arteriosa e obesità e scende l’incidenza di alcune neoplasie1,2.
Elementi cardine della dieta vegetariana sono un ridotto apporto di grassi saturi e un maggior consumo di cereali integrali, legumi, prodotti a base di soia, frutta secca e fresca, semi e verdura1.
Tradizionalmente, i nefrologi sconsigliano le diete vegetariane perché nutrizionalmente inadeguate e pericolose per la gestione dei pazienti con malattia renale cronica (MRC) a causa dell’elevato apporto di potassio e di un inadeguato intake calorico-proteico3.
In realtà, la dieta vegetariana ricopre un effettivo ruolo benefico sulla MRC in termini di prevenzione e di trattamento della stessa in fase conservativa e i vecchi timori, legati a stati di iperkaliemia, malnutrizione e deplezione proteico-energetica, sono superabili grazie a interventi nutrizionali ben pianificati e fondati anche sull’assunzione di alimenti aproteici3.
Nel complesso, questa tipologia di dieta aiuta, dunque, a ridurre i principali fattori di rischio associati alla MRC quali l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito di tipo 2 e la sindrome metabolica4.
Inoltre, vi sono ulteriori conferme sull’impatto positivo della dieta vegetariana su fattori associati alla progressione della MRC quali la produzione di tossine uremiche, l’infiammazione, lo stress ossidativo, l’acidosi metabolica, l’iperfosfatemia e l’insulino resistenza4.
Tuttavia, quando la dieta vegetariana incontra la malattia renale cronica, devono essere attenzionati diversi aspetti.
Il primo elemento non trascurabile è l’ipotetica inadeguatezza delle proteine sul piano quantitativo e qualitativo5.
Le persone con MRC che seguono diete vegetariane consumano quotidianamente 0,7-0,9 g/kg di proteine scongiurando così l’iperfiltrazione che accelera, a sua volta, il declino della velocità di filtrazione glomerulare5.
Tuttavia, l’apporto proteico deve essere sempre corretto, al fine di procrastinare il più possibile la dialisi, in rapporto alle condizioni del singolo individuo. Nei pazienti nefropatici non dializzati, per esempio, il consumo di proteine si aggira intorno a 0,55-0,60 g/Kg/die5, mentre l’asticella si sposta su 0,6-0,8 g/Kg/die per i soggetti con diabete non sottoposti a dialisi.
Dal punto di vista qualitativo, nulla vieta invece di inserire nella propria dieta fonti proteiche vegetali come i legumi in modo da portare a tavola maggiore varietà5,6.
Infine, è indispensabile ricordare il ruolo di frutta e verdura perché, nonostante siano una fonte di potassio, non sono da limitarsi in quanto sostengono il microbiota intestinale e sono ricche di micronutrienti importanti6. Si ricorda comunque che il rischio di iperkaliemia può essere scongiurato adottando adeguate tecniche di cottura dei cibi3.
L’altro elemento da considerare è l’apporto energetico perché regimi alimentari prettamente vegetariani sono, come risaputo, associati a un più basso introito calorico e proteico rispetto a quanto si osserva nelle diete onnivore4.
Dunque, ai pazienti con insufficienza renale cronica che aderiscono a una dieta vegetariana ipoproteica è indispensabile assicurare un apporto calorico compreso tra 30-35 kcal/kg/die4,7.
La terapia dietetico nutrizionale (TDN) ricopre un ruolo cruciale nella gestione conservativa del paziente affetto da MRC e i suoi principi base sono la riduzione dell’apporto proteico, un adeguato introito calorico, la modulazione dell’apporto di sodio e potassio e la diminuzione dell’introito di fosforo8.
Alla tradizionale dieta ipoproteica standard (LPD) fondata sull’assunzione di 0,55-0,80 g/Kg/die di proteine con oltre il 50% delle stesse dall’elevato valore biologico, sono stati affiancati anche altri regimi alimentari normoproteici o ipoproteici la cui componente vegetale ricopre un ruolo cardine9.
La dieta vegetariana normoproteica è, per esempio, indicata per il paziente che non necessita di un regime ipoproteico (prevenzione, fasi iniziali dell’IRC, necessità di perdere peso associata all’impossibilità di seguire una dieta ipocalorica e ipoproteica), non prevede l’uso di alimenti aproteici e fa da apripista alla dieta ipoproteica.
Quest’ultima viene, invece, prescritta al paziente con IRC in stadio avanzato-terminale e richiede l’inserimento di prodotti aproteici soprattutto se l’apporto calorico richiesto è molto elevato e quello proteico molto ridotto. Tuttavia, in questo caso, si deve anche garantire l’assunzione di prodotti non aproteici, eventualmente integrati con aminoacidi essenziali, per soddisfare il fabbisogno.
Quando si parla di diete vegetariane, è inoltre indispensabile fare un’attenta selezione dei pazienti a cui proporle perché sussiste un rischio di scarsa compliance.
Per questo, è fondamentale programmare dei controlli periodici dato che i malati possono sviluppare, nel tempo, scarsa aderenza alla dieta con un possibile ritorno a un regime alimentare libero e non si escludono neppure stati di malnutrizione.
In linea generale, nelle LPD di tipo vegetale (dieta vegetariana, vegana, flexitariana, mediterranea, PLADO, DASH), il contribuito proteico è pari a 0,6-0,8 g/Kg/die con almeno il 50% degli alimenti di origine vegetale non raffinati e non trasformati5,9. L’apporto di sale è inferiore a 3 g al giorno, mentre il tenore quotidiano di fibre si aggira intorno a 25-30 g9. Il tutto per un totale di 30-35 cal/Kg/die (30 cal/Kg/die per gli over 60)9.
I vantaggi delle diete LPD a base di vegetali sono riassumibili in9:
Alla luce delle evidenze scientifiche in materia, si può affermare che una dieta a base vegetale, formulata con il supporto di un dietista, produce diversi benefici nei soggetti con malattia renale cronica3.
Tuttavia, non si può trascurare l’impatto delle restrizioni, imposte da regimi alimentari di questo tipo, sulla compliance del paziente con conseguente marcato rischio di aderenza solo da parte delle persone più convinte3.
Per queste ragioni, è bene offrire valide alternative quali l’adozione di una dieta mediterranea integrata con prodotti aproteici o la combinazione dieta vegetariana e dieta mediterranea associata, ancora una volta, al consumo di prodotti aproteici3.
I prodotti aproteici ricoprono un ruolo cruciale nell’elaborazione di una dieta ipoproteica destinata a persone con malattia renale cronica5 perché forniscono carboidrati e sono pressoché privi di proteine, sodio, fosforo e potassio. Rappresentano, quindi, una fonte energetica pulita perché non generano prodotti di scarto azotati e contemporaneamente consentono di elevare l’apporto energetico lasciando più spazio ad alimenti ricchi in proteine di alto valore biologico che garantiscono l’apporto di aminoacidi essenziali8.
2024 Dr. Schär AG / SPA, Winkelau 9, 39014 Burgstall (BZ) Italy
Mwst Nr. IT00605750215, CCIAA BZ 88727 Cap. Soc. 1.100.000 Euro
www.drschaer.com – drschaer@legalmail.it
Privacy | Cookie Policy | Colofone