La Malattia Renale Cronica (MRC) rappresenta una delle principali sfide per la salute globale, coinvolgendo milioni di persone in tutto il mondo. L’approccio terapeutico attuale si concentra principalmente sulla gestione delle manifestazioni cliniche della malattia e sulla modifica dei fattori di rischio (figura 1), (1,2). Tuttavia, la comunità scientifica è attivamente impegnata nella ricerca e nella sperimentazione di nuove terapie che potrebbero trasformare significativamente la gestione della MRC, offrendo prospettive più efficaci per il controllo della patologia e il miglioramento della qualità di vita dei pazienti.
La continua esplorazione della MRC è volta alla scoperta di nuovi target terapeutici e approcci innovativi per migliorare il trattamento delle sue complicanze. Negli ultimi anni, si è posta particolare attenzione agli Inibitori del Recettore dell’Angiotensina/Neprilisina (ARNI) come potenziali candidati per il trattamento dei pazienti con MRC e insufficienza cardiaca (IC). Gli ARNI hanno mostrato risultati promettenti in pazienti affetti da IC, riducendo la mortalità cardiovascolare, il rischio di esiti renali avversi gravi e il declino di eGFR (3).
Tuttavia, ad oggi, il numero di evidenze nel contesto della MRC restano ancora limitate (3). Saranno necessari ulteriori studi clinici per definire con maggiore certezza il loro ruolo terapeutico in questa popolazione, chiarendo se possano contribuire a preservare la funzione renale e a migliorare gli esiti clinici complessivi.
Parallelamente, è emerso un crescente interesse per la regolazione della disfunzione piastrinica nella malattia renale cronica (MRC), che potrebbe rappresentare un potenziale target terapeutico. In particolare, le piastrine possono indurre, tramite l’attivazione del recettore P2Y12 e il rilascio di granuli piastrinici, la liberazione di citochine da parte dei leucociti attivando il processo infiammatorio. Sebbene le prove a sostegno di questo meccanismo siano al momento limitate, studi clinici hanno mostrato che l’inibizione del recettore P2Y12 riduce l’infiammazione nei pazienti con MRC. Intervenire su questo target potrebbe dunque rappresentare una strategia terapeutica promettente. (3)
Un’ulteriore prospettiva terapeutica è rappresentata dalla terapia genica, che sta emergendo come una potenziale soluzione per correggere le anomalie genetiche alla base di determinati casi di MRC. Le tecniche su cui si concentrano la maggior parte degli studi sono l’introduzione di un transgene (Gene augmentation) e la modulazione dell’espressione genica (es. silenziamento genico) allo scopo di correggere specifiche alterazioni geniche causa di malattia renale.
Un esempio significativo è la modulazione del gene del canale del calcio TRPV5 in modelli murini di nefrolitiasi da ossalato di calcio, che ha mostrato esiti positivi, tra cui la riduzione della formazione di cristalli di ossalato di calcio renale.
Ma a che punto siamo? Attualmente, la ricerca è ancora in fase preclinica, con risultati variabili in termini di potenziale applicazione nell’uomo.
Rimangono sfide critiche come la determinazione della migliore via di somministrazione, la scelta del vettore più efficace e l’individuazione dei target più promettenti. (4)
Sebbene la terapia genica sia ancora nelle fasi iniziali della sua evoluzione, in futuro potrebbe offrire la possibilità di interventi mirati a livello molecolare, aprendo nuove strade per trattamenti personalizzati e più efficaci.
In conclusione, la ricerca sulla Malattia Renale Cronica sta portando a nuove opportunità terapeutiche, con approcci innovativi che potrebbero migliorare il trattamento e la gestione delle sue complicanze. Sebbene molte di queste terapie siano ancora in fase di studio, i progressi attuali offrono speranze per soluzioni più efficaci in futuro.
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