L’idratazione rappresenta un aspetto chiave nella prevenzione e nella gestione della Malattia Renale Cronica (MRC). Nella popolazione generale, un adeguato apporto di liquidi è stato associato a una minore prevalenza di MRC e a un rallentamento del declino della funzione renale (1). Tuttavia, nei pazienti affetti da MRC, è invece oggetto di discussione quanti liquidi sia consigliato assumere. Sicuramente non si può prescindere dal mantenimento di un corretto bilancio idrico, in particolare nei mesi estivi, quando l’aumentata perdita di liquidi attraverso la sudorazione può peggiorare una disidratazione latente — spesso silente nei soggetti anziani o fragili.
La letteratura scientifica presenta risultati talvolta discordanti, anche a causa dell’eterogeneità nei metodi di misurazione dell’assunzione di liquidi (alcuni studi considerano solo l’acqua naturale, altri includono anche quella contenuta negli alimenti) o della selezione del campione. Nonostante ciò, emerge con chiarezza l’importanza di monitorare e, se necessario, ottimizzare l’idratazione nei pazienti con MRC, soprattutto in base alle caratteristiche cliniche del singolo paziente.
Idratazione e MRC: il giusto equilibrio tra eccesso e restrizione
Gli studi disponibili sull’assunzione di liquidi nei pazienti con MRC forniscono indicazioni interessanti, seppur talvolta apparentemente contrastanti. Uno studio longitudinale del 2016 ha analizzato il consumo totale di liquidi (da acqua naturale e cibo) in soggetti con e senza MRC, seguendoli per circa 16 anni (2). I partecipanti sono stati suddivisi in quattro gruppi in base all’apporto giornaliero, e i risultati hanno mostrato una maggiore sopravvivenza generale nei soggetti controllo ed MRC con un intake pari o superiore a 3,576 litri al giorno. Un contributo più recente proviene dallo studio francese CKD-REIN (3), condotto su una vasta coorte di pazienti con MRC moderata o avanzata. In questo caso è stata riscontrata una relazione a U tra l’assunzione di acqua naturale e la progressione della malattia: tanto un consumo insufficiente (<0,5 L/die) quanto un’assunzione eccessiva (>2 L/die) sono risultati associati a un maggior rischio di peggioramento della funzione renale, rispetto a un range intermedio compreso tra 1 e 1,5 litri al giorno. Questi dati suggeriscono che né l’eccesso né la restrizione severa di liquidi siano auspicabili nei soggetti con MRC da moderata ad avanzata. Un’assunzione di liquidi personalizzata, quindi calibrata sul profilo clinico del paziente, può rappresentare l’approccio più sicuro ed efficace.
Tuttavia, l’assenza di linee guida condivise rende difficile una gestione standardizzata. Servirebbero nuovi studi, su campioni ampi e con follow-up prolungati, per chiarire l’impatto reale dell’apporto idrico sulla progressione della MRC.
Idratazione e Prevenzione della MRC: le evidenze nella popolazione generale
Dal punto di vista della prevenzione invece il quadro risulta essere chiaro, le evidenze epidemiologiche indicano infatti una relazione inversa tra l’assunzione di liquidi e la prevalenza di MRC (1). In particolare, un consumo giornaliero di circa 3,3 L si associa a una riduzione del rischio di MRC del 30–50% rispetto a chi consuma solo 1,7 L al giorno. Questo dato, seppur da contestualizzare individualmente, può orientare l’educazione sanitaria nella popolazione generale e nei pazienti a rischio (1).
L’idratazione è un elemento troppo spesso sottovalutato nella prevenzione e nel rischio nella MRC. Il ruolo del MMG, nel monitoraggio e nella corretta educazione all’assunzione di liquidi, è centrale e può fare la differenza soprattutto nei pazienti più fragili o con MRC allo stadio iniziale.
Bibliografia
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