I pazienti affetti da Malattia Renale Cronica (MRC) sono potenzialmente soggetti a comorbilità di tipo neurologico, come deficit cognitivi. L’intervento del medico di medicina generale (MMG) nel riconoscere eventuali segni e sintomi di un deterioramento cognitivo può influire significativamente sulla qualità della vita dei pazienti, sull’aderenza alla terapia e sul miglioramento dei sintomi.
Il DC è un disturbo che comporta un progressivo peggioramento delle funzioni cognitive come memoria, apprendimento, ragionamento, comunicazione e concentrazione; può incidere radicalmente sulla qualità della vita e sulla capacità decisionale delle persone (1,2). A differenza del declino cognitivo normalmente associato all’invecchiamento o a specifiche condizioni neurologiche, il DC è un fenomeno più generale che si manifesta con prestazioni cognitive significativamente peggiori rispetto a quanto ci si aspetterebbe in base all’età della persona (2).
Un recente studio ha evidenziato una significativa correlazione tra la funzione renale e i disturbi cognitivi nei pazienti con MRC non dipendenti da dialisi. La ricerca ha analizzato 17 studi con un totale di 32.141 soggetti, rivelando che la prevalenza del DC aumenta con il peggioramento della funzione renale misurata tramite eGFR (figura 1). Lo studio ha inoltre identificato diversi fattori di rischio associati all’insorgenza dei DC nei pazienti con MRC, tra cui i più rilevanti sono un basso livello di istruzione e il diabete di tipo 2. (2)
Queste conclusioni trovano ulteriore supporto in una revisione sistematica e meta-analisi, che ha esplorato approfonditamente la relazione tra DC e MRC. Lo studio si è focalizzato sulle prestazioni dei pazienti, evidenziando che le persone affette da MRC mostrano performance significativamente inferiori rispetto al gruppo di controllo nei test di orientamento, linguaggio, memoria e cognizione globale. (3)
Tra le cause fisiopatologiche implicate nell’aumento del DC nella MRC, emerge il ruolo delle tossine uremiche, come l’indossil solfato (4). Le tossine uremiche sono molecole normalmente escrete con le urine, ma a causa della ridotta funzionalità renale, si accumulano nei fluidi corporei. Diversi studi ne evidenziano la potenziale neurotossicità, suggerendo che possano essere fattori coinvolti nel DC associato alla MRC. (4)
Un ulteriore elemento da considerare è l’effetto di alcuni farmaci comunemente usati nei pazienti con MRC, come oppiacei, antidepressivi e quelli con proprietà anticolinergiche, noti per aggravare i disturbi cognitivi. Nei pazienti con MRC, la ridotta clearance renale e la maggiore permeabilità della barriera ematoencefalica possono abbassare la soglia di neurotossicità di questi farmaci, aumentando il rischio di disfunzioni cognitive. (4)
Per gli MMG, è fondamentale monitorare i pazienti con MRC per eventuali segni di deficit cognitivi. Nel caso in cui vengano riscontrati segni di DC, è consigliabile informare tempestivamente il nefrologo, affinché possa adottare le contromisure necessarie per garantire una gestione ottimale della patologia.
Infine, la relazione tra DC e MRC suggerisce di monitorare con attenzione i pazienti con segni di DC, anche in assenza di problemi renali. Un approccio multidisciplinare potrebbe infatti favorire l’individuazione precoce della MRC, ottimizzando la risposta ai trattamenti. (1)
Bibliografia
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