La malattia renale cronica (MRC) è una patologia diffusa su larga scala e in continua espansione. Colpisce il 10-15% della popolazione mondiale mostrando tassi d’incidenza più elevati nei Paesi economicamente sviluppati dove a soffrirne sono soprattutto persone adulte con età ≥70 anni (1,2).
Nella popolazione anziana, la malattia decorre inoltre frequentemente associata ad altre condizioni come patologie cardiovascolari, ipertensione arteriosa e diabete mellito configurando così quadri clinici di complessiva fragilità (2).
La MRC si contraddistingue per un quadro clinico complesso che progredisce, con velocità variabile, verso stadi più gravi (1). Nelle fasi iniziali, il decorso è quasi del tutto asintomatico; segni clinici e complicanze insorgono in genere solo successivamente (3).
Per rallentare la progressiva perdita della funzionalità renale e l’evoluzione della MRC verso lo stadio terminale e per ridurre le complicanze, soprattutto cardiovascolari, è essenziale effettuare precocemente un corretto inquadramento diagnostico ed impostare una terapia adeguata ed efficace (4).
I medici di medicina generale (MMG) svolgono un ruolo chiave nella diagnosi precoce della MRC. Attraverso semplici esami di laboratorio come il dosaggio ematico della creatinina e un esame delle urine con sedimento, possono identificare soggetti a rischio di MRC (3).
La presenza di proteinuria, valutata tramite il rapporto Albuminuria/Creatininuria (ACR) su urine spot, aumenta significativamente il rischio di progressione verso l’insufficienza renale terminale (3).
Il nefrologo gioca un ruolo essenziale nel percorso diagnostico della MRC, specialmente nella valutazione dei pazienti con riscontri clinico-laboratoristici significativi (3). È in grado di definire la causa eziologica della nefropatia, il grado di insufficienza renale e la velocità di progressione della stessa, identificando eventuali fattori di rischio e/o comorbidità (3).
Ulteriori iniziali accertamenti, utili per una miglior inquadramento diagnostico della nefropatia sono (3):
La diagnosi e la stadiazione di MRC, secondo le linee guida KDIGO del 2024, si basano sulla valutazione della VFG e sulla presenza o meno di proteinuria (6). Sulla base di tali parametri la MRC viene suddivisa in 5 stadi, di gravità crescente.
In breve, i cinque stadi della MRC (3,7).
Estremamente importante è quindi, oltre l’analisi della creatininemia e della VFG, l’individuazione di una proteinuria persistente che può essere espressione di una malattia renale e può portare ad una evoluzione verso un danno progressivo (8).
La TDN riveste un ruolo chiave nella cura dei pazienti affetti da MRC, in tutti gli stadi ed ha principalmente tre obiettivi:
Nelle prime fasi la TDN consiste essenzialmente nell’ottimizzazione dello stato nutrizionale mentre, al peggiorare del quadro nefrologico, necessita di un più stretto controllo dell’apporto di proteine, di fosforo e di sale, garantendo però sempre un adeguato apporto energetico (10).
Un obiettivo concreto della TDN è dato dal raggiungimento della stabilità e dall’auspicabile miglioramento di alcuni parametri biochimici da monitorarsi unitamente ai valori ematici basali, ovvero (10, 11, 12):
I prodotti aproteici rappresentano un presidio fondamentale per la corretta attuazione di una dieta ipoproteica; essi, infatti, permettono di mantenere un corretto apporto energetico, in assenza di prodotti di scarto azotati e con un contenuto controllato di potassio, sodio e fosforo (10).
In conclusione, una gestione efficace della MRC richiede un approccio multidisciplinare, coinvolgendo medici di medicina generale, nefrologi e dietisti al fine di garantire una diagnosi precoce, un trattamento appropriato e una gestione ottimale della malattia.
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