Negli ultimi anni, la dieta occidentale ha subito un cambiamento radicale nel corso del quale abbiamo assistito all’incremento del consumo di alimenti ultra-processati, tipicamente poveri di fibre alimentari, e alla riduzione dell’assunzione di cibi vegetali ricchi di fibre1.
Secondo la definizione fornita dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), le fibre alimentari sono carboidrati, non digeribili dagli enzimi del tratto digestivo, che passano intatti nell’intestino crasso e apportano benefici alla salute2. Sono classificabili in ragione delle loro proprietà chimico-fisiche per fermentescibilità, solubilità in acqua e viscosità e sono proprio queste loro peculiarità intrinseche a determinare le caratteristiche funzionali della fibra1,2.
Le fibre solubili sono più fermentabili ed esercitano un’azione modulante sul microbiota, mentre le insolubili catturano minori quantità d’acqua, sono meno fermentabili, aumentano il volume delle feci, migliorano il transito intestinale e prevengono la stitichezza2.
A causa della loro viscosità, alcune fibre solubili, se mescolate a liquidi, si addensano favorendo una riduzione dell’appetito, il ritardo dello svuotamento gastrico, il rallentamento di degradazione/assorbimento di alcuni nutrienti, la diminuzione delle concentrazioni di insulina e glucosio nel sangue postprandiale, e un miglioramento della risposta glicemica2.
La letteratura scientifica testimonia i molteplici benefici delle fibre alimentari per la salute metabolica e generale1.
Innanzitutto, gli effetti benefici sulla motilità intestinale e il loro ruolo per un’efficace gestione della prevenzione e del trattamento della stitichezza1.
Ci sono poi prove a sostegno di un’associazione benefica tra il consumo di fibre alimentari, il miglioramento della sensibilità all’insulina, la riduzione del rischio di sviluppare diabete mellito di tipo 2 e il miglior controllo della glicemia e dei livelli ematici di trigliceridi e colesterolo1.
Per quanto concerne la microflora intestinale, il consumo di fibre alimentari favorisce la vitalità e la diversità microbica e migliora la produzione di metaboliti microbici, come gli acidi grassi a catena corta (SCFA), che promuovono la salute e uno stato di benessere generale1.
Oltre a costituire una fonte energetica per le cellule del colon, gli SCFA ne attraversano l’epitelio e raggiungono il circolo sanguigno dove influenzano il metabolismo di lipidi, glucosio e colesterolo1.
Studi condotti sull’uomo confermano inoltre gli effetti benefici degli SCFA, propinato compreso, su aumento della risposta delle incretine, perdita di peso, riduzione del volume del tessuto adiposo intra-addominale e del contenuto lipidico intra-epatocellulare e conservazione della sensibilità all’insulina1.
Infine, ricordiamo come un basso apporto di fibre alimentari sembri essere un fattore di rischio per l’infiammazione cronica, locale e sistemica, perché ostacola la crescita e il mantenimento di un microbiota del colon sano, vitale e diversificato limitando anche la produzione locale di SCFA come il butirrato1.
Alla luce degli effetti di quest’ultimo nelle vie di mediazione dell’infiammazione, è dunque del tutto plausibile che le fibre alimentari giochino una certa influenza sull’infiammazione sistemica e del colon1.
In tema di malattie cardiovascolari (CVD), sembra esservi invece un’associazione tra l’assunzione di fibre alimentari e il minor rischio di mortalità CVD, come la malattia coronarica e la malattia cerebrovascolare1.
Prove emergenti suggeriscono come la dieta, e in particolare quella ricca di fibre alimentari, possa prevenire la progressione della malattia renale cronica (MRC) e l’insorgenza di complicanze3.
Un maggior consumo di fibre esercita molteplici benefici quale l’aumento della produzione di feci, la promozione della crescita di un microbiota benefico, il miglioramento della barriera intestinale e la diminuzione dell’infiammazione e della quantità di tossine uremiche prodotte3.
Benefici delle fibre sul microbiota intestinale
Il microbiota intestinale è in contatto con un numero significativo di cellule neurali e immunologiche2. Dirige la maturazione del sistema immunitario durante l’infanzia e contribuisce al mantenimento della sua omeostasi nel corso della vita2. Fornisce nutrienti ed energia al corpo attraverso la fermentazione di cibi non digeribili nell’intestino crasso e tra i più importanti prodotti della fermentazione ci sono gli acidi grassi a catena corta (SCFA)2. Una dieta ad alto tenore di fibre aumenta la produzione di SCFA consentendo agli aminoacidi che raggiungono il colon di essere incorporati, nelle proteine batteriche, ed escreti invece di essere fermentati in soluti uremici2.
Nei pazienti con MRC, esiste una relazione diretta tra il rapporto proteine/fibre e i livelli ematici delle tossine uremiche p-cresil solfato (PCS) e indossile solfato (IS), dato a favore di un’attività benefica di una dieta a basso rapporto proteine/fibre2.
Concordemente, nei soggetti sani, la dieta vegetariana riduce la generazione di IS o PCS, effetto riconducibile al più alto contenuto di fibre e al minor apporto proteico2.
La fibra alimentare può, inoltre, modificare l’attività microbica del colon da proteolitica (fermentazione di aminoacidi) a saccarolitica (fermentazione di carboidrati complessi) con conseguente produzione di SCFA come l’acetato, il propionato e il butirrato da parte dei batteri saccarolitici2. A loro volta, gli SCFA, e in particolare il butirrato, possono influenzare l’integrità della barriera intestinale riducendo il passaggio delle tossine uremiche dall’intestino al sangue. Infine, l’assunzione di fibre tende ad abbassare i livelli sierici di urea fornendo una via di escrezione fecale per i cataboliti azotati accumulati2.
Benefici delle fibre su controllo glicemico e profilo lipidico
Nei pazienti diabetici, le fibre possono ritardare lo svuotamento gastrico, ridurre l’assorbimento del glucosio dopo i pasti, favorire una risposta glicemica post-prandiale più bassa, indurre un maggior senso di sazietà e migliorare la sensibilità all’insulina2. A questo proposito, si ricorda che il diabete mellito è uno dei principali fattori di rischio della MRC e migliorare il controllo glicemico è un obiettivo fondamentale in questi pazienti2.
Le fibre solubili ad alta viscosità diminuiscono, inoltre, l’assorbimento del colesterolo e possono legarsi agli acidi biliari aumentandone l’escrezione fecale2. La fermentazione batterica nel colon produce, infine, acidi grassi a catena corta che possono inibire la produzione epatica di colesterolo riducendo i livelli di quello totale e della componente LDL2.
Benefici delle fibre sulla perdita di peso e sull’infiammazione
Le attuali linee guida in materia di MRC raccomandano di aumentare l’assunzione di frutta e verdura nelle fasi 1-4 della malattia al fine di controllare il peso corporeo2. I fattori che possono favorire la perdita di peso sono molteplici.
Allo stato attuale delle conoscenze, l’assunzione di fibre è ritenuta in grado di limitare l’obesità riducendo le sensazioni di appetito e favorendo le sensazioni di sazietà4.
I meccanismi coinvolti comprendono la capacità delle fibre alimentari di distendere le pareti dello stomaco, rallentare lo svuotamento gastrico e ridurre la quantità di nutrienti assorbiti a livello dell’ileo intestinale4.
Inoltre, l’assunzione di fibre stimola le cellule endocrine intestinali a produrre mediatori (colecistochinina, peptide-1-glucagone-simile/GLP-1, peptide YY) che possono ridurre la fame favorendo sensazioni di sazietà4.
Infine, è bene acquisito che l’obesità è associata a uno stato infiammatorio a basso grado, ma cronico.
A questo riguardo, ricordiamo che le tossine uremiche, p-cresil solfato (PCS) e indossile solfato (IS), promuovono lo stato infiammatorio e le fibre alimentari aiutano a ridurne la produzione2. Inoltre, l’assunzione di fibre risulta essere associata ad alti livelli ematici di mediatori ad attività anti-infiammatoria, quale l’adiponectina, e bassi livelli ematici di marcatori dell’infiammazione quali interleuchina 6 e proteina C reattiva2.
Esiste attualmente un ragionevole consenso sul fatto che un’elevata assunzione di fibre e proteine vegetali, come quelle presenti nelle diete mediterranea, vegetariana e PLADO, sia associata a effetti preventivi del rischio di sviluppo della MRC e in grado di influenzare positivamente la progressione della malattia stessa2.
In Europa, le fibre alimentari provengono principalmente dal pane e altre fonti sono rappresentate da vegetali, frutta e patate2. Cereali (pane integrale, pasta, riso) e legumi contengono percentuali relativamente maggiori di fibre insolubili (fino anche al 70% rispetto alle fibre solubili ), mentre vegetali e frutta dispongono in generale di quantità tra loro equilibrate di fibra insolubile e solubile2.
È da tenere presente che le ultime linee guida KDOQI5 propongono una dieta mediterranea così formulata e da adattare al singolo paziente: Cereali = 1-2 porzioni a ogni pasto; Legumi = 2 o più porzioni/settimana; Frutta e vegetale = 2 o più porzioni al giorno; Noci e semi = 1 – 2 porzioni al giorno; Patate = 3 porzioni o meno alla settimana2.
Poiché questi alimenti, e in particolare i vegetali, sono ricchi di potassio e l’iperkaliemia è una condizione da evitarsi nei pazienti con MRC, si devono preferire cibi a scarso tenore di potassio o alimenti con un basso rapporto potassio/fibre2.
Ciò premesso, nei pazienti con MRC si suggeriscono generalmente apporti di potassio inferiori a 3 gr/giorno6.
Pertanto, la sfida principale nella gestione dietetica del potassio è mantenere un’elevata assunzione di fibre e un basso carico netto di acido fisso perché la stitichezza e l’acidosi metabolica rappresentano i principali fattori di rischio per l’iperkaliemia6.
Al fine di ottenere un’attenta riduzione del carico di potassio senza diminuzione dell’assunzione di alcali o fibre, si raccomanda di6:
In caso di MRC, il ridotto consumo di frutta e verdura, volto a correggere gli squilibri idro-elettrolitici, comporta anche una ridotta assunzione di fibre7.
I prodotti aproteici FLAVIS sono formulati per garantire un regolare apporto quotidiano di fibra ai pazienti con MRC7.
Ricchi di fibre solubili e insolubili, promuovono7:
Il consumo di fibre apporta diversi benefici ai pazienti affetti da patologie renali, anche in un’ottica di prevenzione della malattia, perché può aiutare a ridurre la pressione sanguigna, migliorare il controllo glicemico nei soggetti diabetici e ridurre l’obesità.
Le fibre aiutano, inoltre, a migliorare la composizione del microbiota intestinale e ridurre l’acidosi metabolica e l’infiammazione.
Oltre all’aumento, sotto la supervisione del dietista, del consumo di alimenti ricchi di fibre, prestando sempre attenzione al tenore di potassio e al rapporto potassio/fibre per scongiurare l’iperkaliemia, si consiglia di aggiungere alla dieta i prodotti aproteici Flavis, in modo da garantire al paziente un regolare apporto quotidiano di fibre.
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