Gli alimenti ultraprocessati (Ultra-Processed Food, UPF) sono alimenti industrializzati, confezionati e pronti per essere consumati1.
Sono prodotti su larga scala con macchinari industriali, hanno una lunga durata, sono altamente appetibili, microbiologicamente sicuri e convenienti1.
Per tutti questi motivi, la loro diffusione è in aumento nel mondo e sta prendendo il sopravvento sui pasti più genuini preparati a casa1.
Le principali perplessità legate al loro consumo riguardano il contenuto in sale, zucchero, grassi malsani, additivi ed esaltatori di gusto che contengono, tra le altre sostanze, quantità rilevanti di potassio, fosforo e sodio1.
Inoltre, molta preoccupazione sorge quando a consumare gli UPF sono le persone affette da malattia renale cronica (MRC) perché si può verificare un peggioramento della pressione arteriosa e del controllo glicemico oltre all’insorgenza di stitichezza, iperkaliemia e iperfosfatemia1.
Gli alimenti ultraprocessati sono alimenti realizzati per mezzo di sofisticati macchinari industriali, sono confezionati, prodotti in serie e pronti al consumo1.
Sono ricchi di conservanti e poveri di fibre, contengono ingredienti di scarso o nullo impiego culinario e additivi alimentari la cui funzione è rendere appetibile o iperappetibile il prodotto finale1,2. Tra le sostanze impiegate per la loro realizzazione figurano zuccheri (fruttosio, sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, “succhi concentrati di frutta”, zucchero invertito, maltodestrina, destrosio, lattosio), oli modificati (oli idrogenati o interesterificati), fonti proteiche (proteine idrolizzate, proteine isolate di soia, glutine, caseina, proteine del siero di latte e “carne separata meccanicamente”), sodio, potassio e fosfato1,2.
Gli additivi comprendono, invece, aromi, esaltatori di sapidità, coloranti, emulsionanti, sali emulsionanti, dolcificanti, addensanti e agenti antischiuma, volumizzanti, carbonazzanti, schiumogeni, gelificanti e di rivestimento2.
I più popolari alimenti ultraprocessati includono bevande analcoliche gassate, snack confezionati dolci o salati, cioccolato, caramelle, gelati, pane e focacce confezionati e prodotti in serie, margarine e altre creme spalmabili, biscotti, preparati per dolci, cereali per la prima colazione, torte e pizze pronte e molto altro ancora2.
Come si evince dallo studio “Ultra-processed foods: what they are and how to identify them” di Monteiro C. A. et al. apparso su Public Health Nutrition nel 2019, complice lo sviluppo delle economie globali, il consumo di alimenti ultraprocessati è aumentato in tutto il mondo2,3. La medaglia d’oro spetta a Paesi ad alto reddito come gli Stati Uniti e il Regno Unito per i quali gli UPF costituiscono circa il 60% dell’apporto calorico giornaliero2,3.
Gli stessi alimenti ultraprocessati rappresentano, invece, tra un quinto e un terzo dell’energia alimentare totale nei Paesi a medio reddito come Brasile, Messico e Cile2.
Per quanto riguarda la crescita media delle vendite degli UPF, questa si attesta a circa l’1% all’anno nei Paesi ad alto reddito e fino al 10% all’anno nei Paesi a medio reddito2.
Nonostante la loro diffusione su larga scala, gli UPF possono avere effetti deleteri sulla salute delle persone perchè il loro consumo può causare stipsi e mutamenti del microbiota intestinale e contribuire allo sviluppo di malattie infiammatorie intestinali e patologie non trasmissibili (sovrappeso, obesità, obesità addominale, patologie cardiometaboliche, dispepsia funzionale, fragilità, depressione e alcune neoplasie)1,4.
Gli additivi, contenuti negli UPF, possono avere, in particolare, un potenziale effetto cancerogeno, scatenare allergie, disregolazione metabolica e ipertensione arteriosa, causare malattie cardiovascolari, Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività nei bambini, problemi di malassorbimento, ostruzione intestinale, irritazione delle mucose, aggravamento di disfunzioni epatiche e renali, allergie e sintomi gastrointestinali1.
Quando si parla di malattia renale cronica, un elevato apporto di UPF desta particolare preoccupazione perché il loro consumo1:
Gli alimenti non ultraprocessati si distinguono dagli UPF per la loro composizione e le modalità produttive che non prevedono il ricorso a processi industriali1.
Nel complesso, i cibi naturali vantano alto tenore di fibre, grassi sani, nutrienti salutari, assenza di additivi e scarso apporto di sodio1.
Al contrario, gli UPF apportano all’organismo elevate quantità di zucchero, sodio e calorie e sono ricchi di grassi non sani e additivi1.
Per questo, è bene limitare il consumo di UPF e privilegiare, invece, gli alimenti freschi con solo un minimo di lavorazione industriale1.
Alla luce dei possibili rischi derivanti dall’eccessivo consumo di UPF da parte di persone con MRC, appare essenziale concentrarsi sulla promozione di una dieta adeguata e di uno stile di vita sano per predetto gruppo di pazienti1.
Via libera a insalate e verdure da consumare anche bollite per limitare, se necessario, l’apporto potassio1. Privilegiare grassi salutari come l’olio di oliva e di semi, proteine di origine vegetale e cibi integrali per fare rifornimento di energia e fibre1. Ridurre il consumo di carne rossa e carni lavorate, bere principalmente acqua e, per piatti più gustosi, aggiungere spezie ed erbe aromatiche al posto del sale1.
Una dieta di questo tipo deve, però, essere associata a uno stile di vita sano fondato, compatibilmente con la malattia, sull’attività fisica, sul supporto, ove necessario, di un dietista, sulla condivisione di momenti per la preparazione e il consumo dei pasti, sull’alimentazione consapevole e sul ridotto consumo di prodotti preconfezionati nel rispetto dell’ambiente1.
I prodotti aproteici rappresentano un tassello fondamentale nell’elaborazione della terapia dietetico nutrizionale (TDN) destinata a coloro che soffrono di MRC.
Sono essenzialmente costituiti da carboidrati e pressoché privi di proteine, fosforo, sodio e potassio e consentono di innalzare l’apporto energetico lasciando più spazio ad alimenti ricchi in proteine ad alto valore biologico garantendo così l’assunzione di aminoacidi essenziali5. Rappresentano, dunque, una fonte di energia “pulita” perché privi di prodotti di scarto azotati e con un contenuto trascurabile di potassio, sodio e fosforo5.
Benchè si tratti di prodotti industriali e confezionati, sono in realtà definiti alimenti speciali ai fini medici perché formulati nel rispetto delle specifiche esigenze alimentari di coloro che, affetti da MRC, devono seguire una dieta a contenuto proteico controllato.
Dr. Schär si impegna quotidianamente nella realizzazione di prodotti aproteici di alta qualità ed elevata appetibilità al fine di contribuire all’elaborazione di una dieta nutrizionalmente equilibrata e a un miglioramento della qualità di vita dei pazienti6.
Per aumentare la compliance dei malati alla TDN, vi è un’accurata selezione degli ingredienti a partire dall’elevato contenuto in fibre fino alla limitazione nell’impiego di additivi e all’assenza di conservanti artificiali6.
La maggior parte dei prodotti è priva di allergeni e lattosio e in nessuno vi è traccia di glutine. Si privilegiano, inoltre, estratti vegetali naturali, materie prime vegetali e grassi ricchi di acidi grassi mono e poli-insaturi6.
Per rispondere alle esigenze delle persone con nefropatia diabetica, alcuni prodotti dolci sono infine a basso tenore di zucchero e lo stesso viene sostituito con il maltitolo, dolcificante non nutritivo6.
I prodotti aproteici FLAVIS di Dr. Schär contengono, in particolare, al massimo 1,0 gr di proteine ogni 100 grammi o 100 ml, mentre gli alimenti di base, come pasta e pane, sono ricchi di fibre e contengono >6,0 gr/100 gr6.
L’apporto di sale è inferiore a 120 mg/100 gr, quello di fosforo è pari al massimo a 50 mg/100 gr e quello di potassio sfiora al massimo i 150 mg/100 gr6.
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