Dal 16 al 19 Ottobre 2024, il PalaRiccione ha ospitato il Congresso Nazionale della Società Italiana di Nefrologia (SIN), evento che ogni anno vede la partecipazione di esperti, ricercatori e professionisti del settore, offrendo un’opportunità unica di aggiornamento, confronto e innovazione nel campo della nefrologia.
Di seguito riportiamo le tematiche affrontate sulla Terapia Dietetico Nutrizionale (TDN) durante il Congresso SIN e le principali novità emerse:
Relatori: Prof.ssa Annalisa Noce, Prof. Attilio Parisi e Dott.ssa Giulia Marrone
In questo simposio è stata approfondita l’importanza delle diete a contenuto proteico controllato e dell’attività fisica adattata come strumenti efficaci nel trattamento della malattia renale cronica (MRC).
Sono stati presentati i dati preliminari di uno studio supportato da Dr. Schär Flavis, incentrato sui benefici derivanti da differenti piani nutrizionali (quali la dieta PLADO e la dieta ipoproteica “tradizionale”) e l’attività fisica adattata in pazienti affetti da MRC.
Tutti i piani nutrizionali prevedevano l’assunzione di prodotti aproteici che risultavano fondamentali per stilare tali regimi dietetico-nutrizionali. Infatti, essi forniscono energia “pulita”, in quanto sono privi di azoto e sali minerali il cui accumulo potrebbe ulteriormente aggravare la condizione clinica del paziente nefropatico.
I risultati preliminari dello studio clinico hanno messo, nuovamente, in luce l’importanza della terapia dietetico-nutrizionale nei pazienti con MRC. Dai primi risultati è emerso che l’approccio dietetico-nutrizionale a contenuto proteico controllato sembrerebbe confermarsi ancora una volta un valido strumento terapeutico per la gestione clinica del paziente nefropatico.
Infatti, hanno messo in evidenza un miglioramento statisticamente significativo dei parametri legati alla funzione renale tra cui l’azotemia, la bicarbonatemia venosa ma anche un miglioramento della composizione corporea. Inoltre, le difese antiossidanti, così come lo stress ossidativo, hanno mostrato un netto miglioramento a seguito degli interventi dietetico-nutrizionali e della somministrazione dell’attività fisica adattata a dimostrazione che dieta e stile di vita possono giocare un ruolo determinante nella progressione e nelle comorbidità della MRC. Infine, la percezione della qualità di vita ha mostrato nelle sfere «cambiamento dello stato di salute», «funzione fisica» e «percezione della fatica» un netto miglioramento a seguito dell´ approccio combinato.
I risultati dello studio sembrano indicare che una dieta a ridotto contenuto proteico e prevalentemente vegetariana (PLADO), combinata con l’attività fisica adattata, risulti essere più efficace rispetto ad altri approcci nutrizionali, nel migliorare i parametri funzionali dei pazienti con MRC e che quindi potrebbe rappresentare una interessante strategia terapeutica per migliorare la qualità della vita dei pazienti con MRC.
Il simposio ha rappresentato un importante momento di confronto su come la combinazione tra la nutrizione e l’attività fisica adattata possa diventare una terapia adiuvante efficace nella gestione della MRC.
Relatori: Prof. Adamasco Cupisti, Dott.ssa Claudia D’Alessandro, Prof.ssa Giorgina Piccoli, Dott.ssa Irene Capizzi, Dott.ssa Deborah Carrera
I relatori hanno evidenziato che i pazienti con malattia renale cronica necessitano di essere seguiti con una “renal diet”, interventi dietetici mirati su specifici nutrienti (proteine, sale, potassio, fosforo) e “cucite” sul paziente.
Le dietoterapie nei pazienti renali sono utili per:
In questo contesto, si inserisce la dieta ipoproteica negli stadi più avanzati della malattia renale cronica.
I benefici della dieta ipoproteica sono molteplici, per citarne alcuni: minor produzione di urea, minori livelli di BUN a parità di GFR, minor produzione di tossine di derivazione proteica, minor produzione netta di acidi fissi, effetto antiproteinurico, miglior controllo di sodio e fosforo.
Durante il corso educazionale, è stato anche sottolineato il ruolo dei prodotti aproteici nella dieta ipoproteica. Questi possono adattarsi a varie condizioni, come ad esempio il paziente complesso affetto da malattia renale cronica, diabete e obesità.
Inoltre, in pazienti che mangiano poco o che svolgono attività lavorativa/fisica intensa, i prodotti aproteici sono particolarmente utili nel garantire un apporto calorico adeguato senza introdurre un carico proteico eccessivo.
Relatore: Dott. Silvio Borrelli
Al congresso SIN, anche il Dott. Silvio Borrelli ha affrontato una lettura a tema TDN, nel contesto della dialisi peritoneale incrementale.
È stata presentata, infatti, l’analisi ad interim dello studio I-COPE CKD dal titolo “One-year longitudinal changes in nutrizional parameters associated with low protein diet in patients starting with incremental peritoneal dialysis” che ha coinvolto 20 centri di dialisi peritoneale in Italia.
L’obiettivo era di valutare le variazioni a un anno dei parametri nutrizionali in pazienti trattati con dialisi peritoneale a basso dosaggio in dieta ipoproteica.
Sono state valutate le variazioni nel tempo dell’albumina sierica in due gruppi di interventi nutrizionali: dieta non a basso contenuto proteico (NLPD, assunzione di proteine alimentari > 0,6 g/Kg/die) vs dieta a basso contenuto proteico (LPD, assunzione di proteine alimentari ≤ 0,6 g/Kg/die).
Dai risultati si evince che una dieta con un introito proteico inferiore a 0,6 g/kg di peso corporeo/die è associata a valori stabili di albumina sierica nell’arco di un anno di trattamento.
Una tendenza simile è stata osservata per gli altri parametri nutrizionali, come il peso corporeo e la conta dei linfociti, suggerendo l’assenza di effetti negativi sullo stato nutrizionale nei pazienti sottoposti ad una dieta ipoproteica.
Nel primo anno di dialisi a basso dosaggio, una dieta ipoproteica è associata a una riduzione dell’urea sierica nel tempo, nonostante gli scambi di dialisi peritoneale siano inferiori.
Gli autori dello studio concludono che sono comunque necessari studi clinici randomizzati per confermare i risultati che una dieta a basso contenuto proteico è una strategia nutrizionale sicura per migliorare lo stato metabolico dei pazienti trattati con una bassa dose di dialisi peritoneale.
Relatore: Dott.ssa Elisa Longhitano
Infine, un’altra lettura scientifica interessante verteva sugli alimenti ultraprocessati (UPF).
Gli UPF sono alimenti realizzati per mezzo di sofisticati macchinari industriali, sono confezionati, prodotti in serie e pronti al consumo.
Sono ricchi di conservanti e poveri di fibre, contengono ingredienti di scarso o nullo impiego culinario e additivi alimentari la cui funzione è rendere appetibile o iperappetibile il prodotto finale. Tra le sostanze impiegate per la loro realizzazione figurano zuccheri (fruttosio, sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, “succhi concentrati di frutta”, zucchero invertito, maltodestrina, destrosio, lattosio), oli modificati (oli idrogenati o interesterificati), fonti proteiche (proteine idrolizzate, proteine isolate di soia, glutine, caseina, proteine del siero di latte e “carne separata meccanicamente”), sodio, potassio e fosfato.
I meccanismi alla base dell’associazione tra consumo di UPF e maggior rischio di malattia renale cronica sono da chiarire.
In letteratura sono state proposte varie spiegazioni:
In conclusione, il Congresso SIN 2024 ha nuovamente evidenziato l’importanza della terapia dietetico nutrizionale in nefrologia.
Gli highlights condivisi confermano, quindi, che la TDN e, in particolare, la dieta ipoproteica giocano un ruolo sempre più cruciale nella malattia renale cronica (MRC) perché permettono di correggere segni, sintomi e complicanze della MRC, di procrastinare l’inizio della terapia sostitutiva, di mantenere uno stato nutrizionale ottimale.
Continueremo a seguire da vicino l’evoluzione di questi temi per mantenerla aggiornato sulle nuove evidenze scientifiche.
Grazie per aver seguito con noi gli ultimi aggiornamenti dal Congresso SIN 2024.
Alla prossima edizione!
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